Avevo già scritto un articolo su S.Antonio da Padova tempo fa, se non l’avete ancora letto potrete trovarlo nella sezione novene. La preghiera che scrissi all’epoca è validissima e molto efficace.
Per lavorare con i santi è giusto informarsi sul tipo di vita che hanno condotto per estrapolare i vari aneddoti importanti.
Queste preghiere che vi andrò ad indicare sono sarde. Il popolo sardo invoca molto S.Antonio Abate, che non è lo stesso di Padova. Definito S. Antonio del fuoco viene rappresentato circondato da tanti animali.
STORIA DEL SANTO (estrapolato da wikipedia)
a vita di Antonio abate è nota soprattutto attraverso la Vita Antonii pubblicata nel 357, opera agiografica attribuita ad Atanasio, vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l’Arianesimo. L’opera, tradotta in varie lingue, divenne popolare tanto in Oriente quanto in Occidente e diede un contributo importante all’affermazione degli ideali della vita monastica. Grande rilievo assume, nella Vita Antonii la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio. Un significativo riferimento alla vita di Antonio si trova nella Vita Sanctii Pauli primi eremitae scritta da san Girolamo verso il 375. Vi si narra l’incontro, nel deserto della Tebaide, di Antonio con il più anziano Paolo di Tebe. Il resoconto dei rapporti tra i due santi (con l’episodio del corvo che porta loro un pane affinché si sfamino, sino alla sepoltura del vecchissimo Paolo ad opera di Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti medievali della vita dei santi, in primo luogo nella celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.Antonio nacque a Coma in Egitto (l’odierna Qumans) intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent’anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l’esortazione evangelica “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri” (Mt 19,21). Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella ad una comunità femminile, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità.
Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l’intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a un’attività concreta. Così ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare. Lo consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella rocca nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal demonio; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portagli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise.
In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all’anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato, secondo la leggenda, dal demonio.
Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, “guarigioni” e “liberazioni dal demonio”.
Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l’altra a occidente del fiume Nilo. Questi Padri del deserto vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale.
Antonio contribuì all’espansione dell’anacoretismo in contrapposizione al cenobitismo.
Anche Ilarione visitò nel 307 Antonio, per avere consigli su come fondare una comunità monastica a Gaza, in Palestina, dove venne costruito il primo monastero della cristianità. Nel 311, durante la persecuzione dell’Imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quella occasione il suo amico Atanasio scrisse una lettera all’imperatore Costantino I per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, pur restando sempre in contatto con Atanasio e sostenendolo nella lotta contro l’Arianesimo, visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì, ultracentenario, il 17 gennaio 357. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.
Si richiede il suo aiuto quando viene rubato qualcosa, quando qualcuno ci fa un torto, quando subiamo delle ingiustizie. Ha anch’egli il potere di farci riavvicinare a qualcuno, di aiutarci a trovare l’amore, di trovare le cose smarrite e di fare pace con una persona a cui teniamo. Diciamo che più i meno i due S.Antonio hanno le stesse capacità. Il suo colore è il bianco e il marrone. Si festeggia il 17 gennaio . Per me renedergli grazie è molto semplice dato che adoro gli animali e ne ho salvato parecchi dalla strada e li continuo ad accudire. Ma potete recarvi in chiesa e fare offerte o accendere ceri. A mio avviso, piuttosto che fare offerte in denaro, credo sia molto meglio fare opere di bene ai bisognosi, offrire cibo agli animali come uccelli, gatti randagi, cani randagi, ai canili, ai gattili. Decidete voi. Avete il libero arbitrio.
Questa preghiera è molto efficace. Il libro suggerisce di recitarla per 13 giorni di fila davanti a una sua immagine con una candela accesa.
Segno della croce
S.Antonio del fuoco
pregate a nome mio
Gesù onnipotente
e la Mamma sua Maria.
Di ciò che sto cercando
dammi un segno.
In Voi sempre crederò
buoni sentimenti avrò.
Voi che i morti
fate resuscitare,
i prigionieri liberare
mettete in pace i matrimoni,
ci allontanate i demoni,
questa grazia
mi dovete ottenere
(dire la grazia)
( alla fine di ogni giorno recitare tre gloria al padre)
Come ho già detto, ci si rivolge a S.Antonio anche quando si riceve una grossa offesa da parte di qualcuno, di qualsiasi genere essa sia. La persona che vi ha tradito verrà personalmente a chiedervi scusa oppure, verrà allontanata dalla vostra vita. Molto efficace, garantisco personalmente. Ricordo che queste preghiere non sono atte a fare del male alla persona, semplicemente verrà smascherata per la sua bravata affinchè voi ne usciate indenni e puliti.
Bisogna recitarla per tredici giorni, ma basta anche una sola volta, decidete voi. Non dimenticate la fede e la fiducia verso il santo.
Segno della croce
S.Antonio Eremita,
martire fosti e confessore,
quando eri eremita
è apparsa Nostra Signora
e ha detto: Antonio, cosa fai?
Sto guardando
questi tredici fuochi
per qualche anima bisognosa
necessitosa ed ardente
che meli domanderà.
S.Antonio mio,
io sono quel/la ( dire il vostro nome)
il più bisognoso
necessitoso, quel più ardente
che te li domanda;
a ( nome di chi ha fatto il torto)
mettigli fuoco nel cuore
e nella mente, che non possa
riposare nè sedendo,
nè magiando e nè dormendo
fino a che venga a chiaro
che mi ha fatto quest’offesa.
Il verbo si è fatto carne
presto bisognoso,
uergenza vi è.
(Recitare 13 Pater, Ave e Gloria)